domenica 26 agosto 2012

Visetti in China: Magical Mystery Tour


Dunque, dove eravamo rimasti?

Ah, sì: nelle scorse settimane ho dimostrato i plagi del corrispondente di Repubblica a Pechino Giampaolo Visetti.

Si tratta di prove inattaccabili, a meno di non considerare valida l’ipotesi dei viaggi nel tempo: basta leggere qui ascoltando in sottofondo questo file:

 

e poi ripetere l’operazione con questo articolo e questo file audio:




per rendersi conto che nelle sue corrispondenze su RSera datate rispettivamente 19 gennaio e 15 marzo Giampaolo Visetti si è limitato a leggere i miei articoli senza cambiare neanche una parola e senza citare la fonte originale, esagerando giusto  un po’ i dati e le fonti, tanto per rendere più sensazionali le vicende raccontate.

Ora, ammetto che l’idea di Visetti che raggiunge le 88 miglia orarie a bordo di una De Lorean e si ritrova nel 1955 è abbastanza divertente, ma il nostro ha dimostrato parecchie volte di non avere bisogno della macchina del tempo per catapultarsi in meravigliosi mondi paralleli.

Basta l’immaginazione.

Perché di una cosa si può essere sicuri: quando a Pechino la vita di ogni giorno diventa troppo prosaica e noiosa, il lettore di Repubblica può sempre contare su una corrispondenza di Giampaolo Visetti che lo proietterà in un Oriente misterioso e pieno di colpi di scena, tra tentativi di colpi di Stato, spie al servizio segreto di Sua Maestà ed enigmatici poliziotti cinesi. 

Pronti?

Allacciate le cinture, inizia il “Visetti in China Magical Mystery Tour”

Tappa 1: di gelsomini fantasma, di borracce rosse, e di tute nere

A un certo punto, per cause ignote, qualche fenomeno subatomico deve aver prodotto una lacerazione nel tessuto spazio-temporale.
La realtà si è spostata di alcuni gradi verso una bizzarra direzione tangente, generando una Pechino contigua a quella ordinaria, dove le cose vanno in maniera leggermente diversa rispetto alla capitale cinese così come la conosciamo.

Le chiavi di questa Pechino alternativa sono nelle mani di un uomo solo, Giampaolo Visetti, che ci guida attraverso vicoli densi d’insidie e grattacieli alla Blade Runner.

Qui, può succedere di tutto. Può capitare che la polizia cinese decida di arrestare un fiore, dopo gli appelli a emulare le “rivolte arabe dei gelsomini” che circolavano sul web cinese lo scorso anno:

Funzionari dei servizi segreti, ai primi di marzo, hanno girato vivai e mercati dei fiori di tutto il Paese per avvertire che il gelsomino doveva sparire dalla circolazione: non potendo arrestare o ‘rieducare’ un fiore, la Cina ha semplicemente deciso di abolirli. La carica persuasiva è stata tale che i gelsomini sono scomparsi davvero e il loro prezzo, al mercato nero dei villaggi di campagna, nello sconcerto generale è crollato. (…).Il fiore fuorilegge prima è marcito, in milioni di esemplari, quindi è stato sradicato da coltivazioni sterminate, infine giaceva come rifiuto di contrabbando nei centri all'ingrosso”

Nella Pechino parallela, la vita dei corrispondenti stranieri è complicata. Capita anche che le forze dell’ordine ti assegnino d’ufficio un poliziotto come assistente.

“Il funzionario dell'ufficio stranieri di Pechino è colto da una sete fastidiosa, mentre cerca di spiegare le nuove misure per la mia sicurezza. Il suo tavolo, nel seminterrato della caserma di quartiere, due piani sotto lo sportello che rilascia i permessi di soggiorno, è sgombro da qualsiasi oggetto di lavoro e invaso da bottiglie d'acqua lasciate a metà. Due agenti, ai suoi fianchi, sorridono e scrutano il muro. Un terzo aziona una telecamera e ci tiene a mostrare lo zelo con cui riprende le ‘lezioni di comportamento agli amici giornalisti occidentali’. (…). Entra nell'ufficio un uomo gonfio, in tuta da ginnastica nera, con gli occhi al pavimento e una borraccia rossa in mano. È lo stesso che domenica scorsa mi ha pedinato per tre ore a Wangfujing, che da giorni si addormenta ubriaco fuori di casa mia. ‘Per un po' di tempo - sorride il funzionario mentre mi congeda - sarà il suo assistente. Se ha problemi, si rivolga a lui’". 

E se poi una volta che lo hai fatto entrare nel tuo appartamento, il poliziotto in borghese con la tuta nera si addormenta ubriaco sul divano? E se ti lascia in casa la borraccia rossa? Tra l’altro, Visetti ci può condurre nel cuore dei segreti della Pechino alternativa, ma le misure di sicurezza della Repubblica Popolare Cinese gli impediscono di entrare in casa quando vuole:

“Non possiedo la chiave della mia casa di Pechino. Gentili sorveglianti, giorno e notte, aprono e chiudono l'ingresso della vecchia dimora cinese dove vivo e lavoro. Controllano tutto, per la mia sicurezza. Se voglio andare a dormire, o incontrare qualcuno, devo prima suonare il loro campanello. Nemmeno l'uscita secondaria dell'ufficio, attraverso telefono e computer, può essere usata liberamente. Le conversazioni sono registrate e una voce cinese spesso suggerisce cautele che non sono in grado di comprendere”.

Vivere nella Pechino contigua deve essere davvero una seccatura.
Io, ad esempio, possiedo le chiavi del mio appartamento pechinese, così come tutti gli stranieri che conosco, tra cui anche numerosi giornalisti che -come me- non si sono mai inoltrati negli insidiosi territori della Pechino parallela.

Ma purtroppo sono privo della chiave magica di Giampaolo Visetti, e quando lo scorso anno la polizia cinese mi ha convocato -come ha fatto con tutti gli altri corrispondenti-, mi hanno accolto in un banale ufficio che poteva essere definito “seminterrato” solo con una certa immaginazione. Soprattutto, alla fine del colloquio, non mi hanno presentato l’uomo incaricato di spiarmi, e questo è un vero peccato: sono sicuro che il poliziotto con la tuta nera e la borraccia rossa è un tipo simpatico, avrebbe avuto molte storie interessanti da raccontare, e una volta che me lo avessero imposto come nuovo assistente saremmo diventati amiconi. Ma forse l’addetto alla mia sicurezza non veste così casual.

Intendiamoci, nella Pechino ordinaria i corrispondenti stranieri sono effettivamente sottoposti a molti controlli, ma dato che la maggior parte di noi non ha alle spalle una formazione nell’antiterrorismo o nella Spectre, non siamo  in grado di capire quante volte al giorno i nostri volti vengano ripresi dalle innumerevoli telecamere della capitale, né di avere una certa dimestichezza con gli altri avanzati mezzi di sorveglianza cinesi. L’impressione è che la Pechino alternativa di Visetti sia più vicina a quella del 1965 che a quella del 2012, dove per identificare e seguire qualcuno bastano le celle telefoniche e le intercettazioni, e più che di spioni in tuta nera e borraccia rossa la polizia si serve d’ingegneri e addetti alle telecomunicazioni.

Inoltre, nella versione ordinaria della capitale cinese, non si è mai assistito alla caccia ai fiori scatenata dagli agenti segreti della Pechino parallela: nel periodo degli appelli web alla protesta i gelsomini si trovavano abbastanza facilmente, come riferiscono anche qui.

In definitiva, la versione di Pechino della realtà in cui vivo non riesce a produrre  quelle storie surreali e lievemente lisergiche che caratterizzano la Pechino alternativa di Visetti. Ho le chiavi di casa mia ma -non essendo stato risucchiato nel continuum spazio-temporale del corrispondente di Repubblica- nei miei articoli non posso raccontare queste mirabolanti vicende.

D’altronde, non sono mai stato neanche al binario 9 ¾ della stazione di King’s Cross per prendere il treno diretto a Hogwarts, né ho mai trovato la strada che porta a casa di Bilbo Baggins a Hobbiville, nella Contea.

E tutto questo mi rende incredibilmente triste.

Tappa 2: di colpi di Stato, di spie inglesi, e di fuggitivi ciechi

Ma quando nella Pechino ordinaria si verificano eventi fuori dal comune, l’asse della realtà della Pechino alternativa si sposta ancora di più, piombando in territori straordinari, sconosciuti. E dannatamente rischiosi.

Dal febbraio di quest’anno la Cina è intrappolata in due crisi parallele che stanno scuotendo le fondamenta del Partito. Da un lato, il caso di Bo Xilai, l’ex leader di Chongqing destituito per lo scandalo che ha colpito la moglie Gu Kailai, giudicata colpevole dell’assassinio dell’uomo d’affari britannico Neil Heywood, col quale intratteneva rapporti economici e –forse- una relazione sentimentale.

Dall’altro, l’incredibile fuga di Chen Guangcheng, un attivista politico cieco dall’infanzia, che riesce a scappare dagli arresti domiciliari, si rifugia presso l’Ambasciata Usa in Cina e –dopo un braccio di ferro diplomatico tra Pechino e Washington- ottiene finalmente il permesso di recarsi negli Stati Uniti.

Si tratta di due vicende enormi, con aspetti quasi epici, molto difficili da gestire per i giornalisti che si muovono nella Cina ordinaria e devono quantomeno provare a verificare quello che succede, tra i silenzi e i depistaggi del governo.

Ma nella Pechino alternativa…Beh...Può accadere veramente di tutto.

Prendiamo questo, ad esempio, tratto da Repubblica del 21 agosto: “L' ex segretario di Chongqing è scomparso da aprile, ma resta membro del Parlamento e del Politburo e contro di lui c' è solo l' inchiesta per «gravi violazioni disciplinari». Nel processo di Hefei contro la moglie, il suo nome non è mai comparso. (…) Influenti personalità cinesi, presto censurate, sollevano dubbi inquietanti sulla ricostruzione dei giudici, per i quali l' ex spia dei servizi di Sua Maestà sarebbe stata avvelenata una volta ubriaca di whisky”.   

Neil Heywood era una spia dei Servizi britannici? E’ una domanda sulla quale centinaia di giornalisti hanno sbattuto la testa per mesi, tra depistaggi, false ipotesi e smentite. Ma nel favoloso mondo di Giampaolo non c’è alcun dubbio: se qualche giornale straniero riporta la voce non confermata che per un periodo della sua vita Heywood ha fatto il rivenditore della Aston Martin e il consulente per la Hekluyt -una società fondata da ex membri dell’MI6- allora Heywood era sicuramente al Servizio Segreto di Sua Maestà.

D’altronde, decine di film ci hanno insegnato che James Bond va in giro col suo vero nome, e questo elemento dovrebbe chiudere definitivamente la questione. Forse qualche fonte della Pechino parallela una sera ha incontrato Neil Heywood al bar, e stava bevendo un martini agitato, non mescolato.

Tralasciamo anche l’altra lieve imprecisione contenuta nell’articolo, visto che -a differenza di quanto scrive Visetti- Bo Xilai- è stato effettivamente sospeso dal Politburo ad aprile. Quello che non si può davvero ignorare, invece, è il sensazionale scoop diffuso da Repubblica, secondo il quale Bo Xilai sarebbe sotto accusa nientemeno che per un tentativo di golpe


"Il suo presunto amante più famoso, Bo Xilai, è sotto accusa per aver tentato un colpo di Stato e aver cercato di uccidere il suo braccio destro, l'ex capo della polizia Wang Lijun, dopo che questi gli aveva confidato che la moglie Gu Kailai aveva avvelenato il suo amante, l'uomo d'affari inglese Neil Heywood".

Mentre nella Cina di tutti i giorni Bo Xilai è stato sospeso per "gravi violazioni disciplinari", e il Partito comunista cinese mantiene il più stretto riserbo sui contenuti dell'accusa, nella Pechino alternativa in cui vive Visetti le voci che circolano da mesi sono state formalizzate, sono realtà, e Bo Xilai era pronto a marciare su Piazza Tian An Men alla testa di una colonna di carri armati. 


Perché la Pechino parallela di Giampaolo Visetti è una megalopoli piena di minacce, dove dietro ogni angolo si nascondono intrighi alla Jason Bourne, come dimostrano gli avvenimenti delle convulse giornate dopo la rocambolesca fuga di Chen Guangcheng:

"Sembra che potrò partire, sono felice". La voce di Chen Guangcheng riemerge dal nulla in cui è stata confinata tra le mura dell'ospedale di Chaoyang, dopo che tre giorni fa il dissidente ha lasciato l'ambasciata Usa a Pechino. Al telefono cellulare, quando è sera inoltrata, riesce a pronunciare poche parole. La linea è disturbata e continua stranamente a cadere. (…) Pensa che ci sia qualcuno che ancora può fare qualcosa per lei? ‘Spero che il presidente Obama da domani non si giri dall'altra parte e che mi protegga. Ma ho fiducia anche nel premier Wen Jiabao: capisce il rischio di un partito che si allontana dai propri ideali. La mia salvezza resta appesa all'affetto e al sostegno delle persone buone di tutto il mondo’".

Nella tarda serata di cui riferisce Repubblica, il numero di cellulare fornito a Chen dall’Ambasciata americana era ormai diventato di dominio quasi pubblico tra i corrispondenti stranieri che si aggiravano attorno all’ospedale di Chaoyang –anche se stranamente Visetti non s’è visto-, ma dopo che nell’arco di un’ora Newsweek, CNN e altri due media stranieri riescono a ottenere la linea, il telefono risulterà irraggiungibile fino alla fine della vicenda, nonostante le decine e decine di chiamate.

Probabilmente nella Pechino parallela in cui vive Giampaolo Visetti si riesce sempre a telefonare ai quiz in tv, gli attivisti che temono per la loro vita si rivolgono direttamente al Presidente degli Stati Uniti infrangendo tutte le etichette e rischiando di aggravare una crisi diplomatica, e si indovina anche quanti fagioli ci sono nel contenitore di Raffaella Carrà al primo colpo. O forse, visto che ormai sono pappa e ciccia, il poliziotto con la tuta nera e la borraccia rossa ha fornito al corrispondente di Repubblica un numero supersegreto.

Per ora il nostro Magical Mystery Tour è finito. Ormai sapete cosa fare.

Chi vuole andare nel fantastico mondo di Narnia, si chiude in un armadio.

Per uscire da Matrix bisogna inghiottire la pillola rossa.

Se incontrate il Bianconiglio, seguitelo nella sua buca e arriverete nel Paese delle Meraviglie.

Ma se volete entrare nella Pechino parallela, questa favolosa metropoli intensa e seducente, dove le spie inglesi guidano sempre un’Aston Martin e agli stranieri vengono negate le chiavi di casa, è sufficiente un euro.

Basta comprare Repubblica.

Ancora qualche domanda a Repubblica

Sappiamo già cosa succede ai giornalisti americani sorpresi a copiare: Fareed Zakaria è stato sospeso per un mese da TIME e CNN, e al termine di un’inchiesta interna che ha accertato che si era trattato di un episodio isolato la stella del giornalismo Usa, uno degli opinionisti più influenti del mondo, è stato reintegrato.

Sembra però che non solo Giampaolo Visetti, ma tutta la redazione di Largo Fochetti, ormai, sia stata risucchiata in un altro continuum spazio-temporale, dove cose come le regole, la verifica delle fonti e dei fatti, un residuo briciolo di rispetto per i lettori e per il lavoro altrui, semplicemente, non esistono.

La rappresentazione della realtà si è mangiata la realtà.

Da quando è stato messo in piedi, tre settimane fa, questo blog ha ricevuto migliaia di contatti. Ho ricevuto anche diverse mail, tra cui lettere di gente che mi dice di rassegnarmi, perché tanto non prenderò mai il posto di Giampaolo Visetti. Cosa sicuramente vera, ma il punto, quello che mi sta a cuore davvero, è che spero di non piegarmi mai al metodo di lavoro impiegato da Visetti. Se scrivete lettere del genere, significa che cose come l’onestà intellettuale vi sono completamente incomprensibili, e mostrate lo stesso atteggiamento che avrebbe la mia tartaruga di terra davanti a un rebus della Settimana Enigmistica.

“Dietro” questo blog non c’è nessuno, ci sono solo io, con la mia faccia e la mia firma. E’vero che collaboro anche con testate come Panorama, collocate nello schieramento opposto rispetto a quello di Repubblica, ma francamente non me ne frega una mazza di niente: questo non è un attacco a Repubblica in quanto Repubblica; questo è un attacco a Repubblica per il comportamento tenuto in questi mesi, per il totale sprezzo delle regole, per la convinzione di essere sempre e comunque nel giusto, per l’arroganza nel denunciare gli errori degli altri e l’ostinata omertà nel nascondere i propri.  

Chi compra Repubblica ha il diritto a leggere corrispondenze precise e accurate, e non articoli in cui il sindaco di una città giapponese si trasforma magicamente in un tecnico-eroe.

Chi deve vigilare sull’operato del corrispondente di Repubblica in Asia è colpevole di gravi mancanze.

Scrivete a Ezio Mauro, cercatelo sui social network, chiedete le stesse misure applicate negli Usa a Fareed Zakaria.

E’ legittimo ambire alla serietà.


3 commenti:

  1. Antonio, te e AgiChina24 avete tutta la mia solidarieta'. Mi auguro che i pagliacci di La Repubblica—testata che un tempo leggevo con interesse ed assiduita'—non solo si scusino pubblicamente e diano a Cesare quel che e' di Cesare, ma che prendano le misure necessarie per evitare che il Visetti causi ulteriori danni. Ma, ahime', credo che cio' non avverra', ad ulteriore testimonianza della decadenza morale e deontologica (e, aggiungerei, spesso sintattica e grammaticale) del giornalismo italiano. Complimenti per il tuo lavoro e continua ad aggiornare il tuo blog. Ciao. Mauro Marescialli

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  2. La realtà oggettiva, assoluta, non esiste e non può esistere.
    La sola presenza fisica di un osservatore cambia l'equilibrio degli elementi sulla scena, e, come sanno benissimo gli operatori di pubblica sicurezza, da 10 testimoni oculari dello stesso crimine si ricavano 10 versioni diverse (senza contare le ritrattazioni).

    Detto questo, ti voglio chiedere : tu sei testimone oculare di tutti i fatti che scrivi e assembli nei tuoi articoli sul sito di AgiChina24 ?
    Ti affidi a fonti esterne ?
    SE sì, quali (le più usuali) ?
    Insomma, Antonio, sono curioso di conoscere il tuo modus operandi.

    ...

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  3. A Pechino arrivai poco dopo i fatti dell'Ottantanove - per rimanerci anni. Sarà per questo, ma ho sempre trovato i pezzi del Visetti assolutamente esilaranti. La sua Cina è una rilettura del presente immaginario con le lenti di un giornalista sovietico post-56 (in italia allora queste cose venivano pubblicate dalle case editrici di destra, improvvisamente attente alla pubblicistica russa). Ha quel sapore antico delle lettere edificanti che i gesuiti spedivano annunciando che prestissimo tutta la Cina si sarebbe fatta cattolica...

    Ma è davvero così difficile trovare uno che sappia il cinese prima di mandarlo in Cina? Almeno i gesuiti un 八股文 lo sapevano scrivere.

    Conclusione: lasciatelo lavorare. Non avremo lettori informati - ma da quando questo è un problema? - ma almeno ci sarà un po' di sano surrealismo. Anzi, meglio: patafisica applicata.

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